SCUOLA ANIMATORI
La scuola di formazione Animatori locali
San Giovanni Paolo II ricordava:
«Perché una pastorale giovanile sia solida ed efficace è necessario rivolgere una costante attenzione alla preparazione spirituale, culturale e pedagogica degli educatori. […] Occorrono animatori capaci, maturi nella fede, sostenuti dai propri educatori».
La proposta della Scuola Formazione Animatori Locale si articola per gli adolescenti (I-V secondaria di II grado) in un quadriennio caratterizzato dalla continuità delle diverse tappe che lo costituiscono:
1° anno Gruppo APE (in 1ª o 2ª superiore) incontri mensili da settembre a maggio (escluso gennaio). Al termine del primo anno la possibilità del Campo Animatori MGS a Cesenatico nei primi giorni di giugno appena finita la scuola. Questa possibilità è riservata a chi è intenzionato a proseguire dall’anno successivo con la SFA del Movimento Giovanile Salesiano a Bologna con due bienni formativi, che coinvolge oratori e scuole salesiane dell’Emilia Romagna e San marino.
2° anno GA 1 (2ª o 3ª superiore)
3° anno GA 2 (3ª o 4ª superiore)
4° anno GA 3 (4ª o 5ª superiore)
Tutti e 4 gli anni prevedono la scelta di uno spazio d’azione durante l’anno
I laboratori di ogni anno della SFA sono pensati a partire dai seguenti ambiti:
kerygma = annuncio diakonia = servizio
liturgia = preghiera koinonia = comunione
Primo anno: L’ANIMAZIONE È UNA SCELTA approfondire e acquisire gli elementi base dell’essere animatore secondo lo stile salesiano, scoprendo l’animazione come scelta di servizio agli altri.
Secondo anno: IDENTITÀ E MOTIVAZIONE DELL’ANIMATORE SALESIANO approfondire e acquisire gli elementi base dell’essere animatore secondo lo stile salesiano: una questione di identità.
Terzo anno: RESPONSABILITÀ approfondire il tema della responsabilità del proprio servizio di animazione.
Quarto anno: VOCAZIONE comprendere la dimensione vocazionale del proprio servizio di animazione: trovare il proprio posto nel mondo e aiutare i ragazzi a trovarlo.
Ai laboratori teorici e pratici, si affiancano esperienze graduali di animazione. Ciascun ragazzo è chiamato a scegliere uno spazio d’azione tra quelli che saranno presentati. Si tratta di momenti esperienziali che si svolgono durante tutto l’anno pastorale dell’oratorio.
Altre possibilità di animazione sono legate agli appuntamenti ispettoriali dell’MGS. Saranno proposti di volta in volta in modo personale a singoli animatori o a piccoli gruppi.
Per chi vuole approfondire il cammino di fede, ci sono i gruppi formativi settimanali per fasce di età.
Per avere informazioni più approfondite circa i contenuti e il pensiero che guida le scelte del progetto Scuola Formazione Animatori si faccia riferimento al Progetto Educativo Pastorale Salesiano. (pagine 68-76)
La SFA, come le attività estive e gli spazi d’azione, è valida ai fini dei Crediti Formativi e dell’Alternanza Scuola Lavoro.
La Parrocchia San Benedetto Abate, Oratorio Centro Giovanile, ha aderito al Protocollo di Intesa tra il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale e la Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna (Legge 107/2015) per gli Enti ecclesiastici, Istituzioni culturali, Associazioni di volontariato e aggregazioni di ispirazione cattolica riconosciute.
Tutti gli educatori si sono preparati con una formazione specifica legata alla spiritualità giovanile salesiana.
Si comprende l’animatore salesiano considerando la sua figura specifica dentro la comunità educativa, cui partecipano, a diverso titolo, ma con identica preoccupazione educativa, soggetti vari: ragazzi, genitori, educatori, insegnanti, tecnici, dirigenti, personale ausiliario.
Appartenenza alla comunità
L’animatore appartiene alla comunità fino ad essere sua espressione. Partecipa all’elaborazione e condivide le scelte di fondo.
Dal momento che la comunità riconosce il ruolo educativo dell’animatore, esso diventa un elemento fondamentale della comunità stessa. Di conseguenza, l’animatore non opera a titolo personale, ma rappresenta la missione educativa di tutto l’ambiente.
Ruolo specifico
Nella comunità educativa egli ha un ruolo specifico. La comunità prevede e mette in gioco numerose competenze: Il Consiglio della Cep, dell’Oratorio, Pastorale e degli Affari Economici. L’Incaricato dell’Oratorio, Il Parroco, i catechisti, gli educatori, i volontari. Tutti, a diverso livello e insieme ai ragazzi, sono considerati educatori gli uni degli altri.
Tuttavia, in senso più stretto, vogliamo riservare il termine animatore a chi è immediatamente e con continuità inserito in un gruppo giovanile con un ruolo riconosciuto dalla Comunità, dagli altri educatori e dal gruppo medesimo.
Specifico dell’animatore è lo stare in mezzo ai ragazzi per accompagnarli ad aggregarsi, a maturare assieme attraverso l’esperienza di gruppo, nei gruppi spontanei o in quelli proposti ed organizzati. L’incontro con Gesù è il vertice massimo.
Solidarietà e complementarità
II ruolo specifico dell’animatore è solidale e complementare con gli altri ruoli e funzioni della comunità educativa.
Proprio perché è originale, il compito dell’animatore risulta a volte difficile: egli può incontrare difficoltà o con il gruppo che segue, o con la comunità degli altri educatori. Malgrado ciò, tenta sempre di trovare una modalità di confronto per evitare gli scontri poco utili e improduttivi.
Lo stile dell’animatore è dato anche dalla condivisione dello spirito salesiano, cioè di quegli elementi tipici del carisma di Don Bosco e di Madre Mazzarello, fatto di azioni educative, ma anche di scelte di vita.
Lo spirito salesiano costituisce il punto di riferimento decisivo del modo di pensare, agire e “santificarsi” dell’educatore, oltre che una proposta esplicita per i ragazzi a lui affidati.
Raccogliamo alcuni tratti tipici di questo stile.
Per vocazione tra i ragazzi
L’animatore salesiano è uno che per vocazione si dona ai ragazzi. Lavora a tempo pieno e a piena vita, perché la salvezza si faccia gesto e parola per i ragazzi di oggi.
Egli crede che valga la pena spendere la vita per educarli. Per questo è disposto a condividere con loro esperienze, valori, speranze, problemi… Gesù.
Nella realizzazione del proprio compito di evangelizzare educando ed educare evangelizzando, l’animatore è attento ai linguaggi, agli interessi e ai bisogni dei ragazzi, cogliendone la valenza educativa per comunicare in modo più semplice e diretto con loro.
I ragazzi sono il continente della sua missione e la patria della sua vocazione. Non sente di essere semplicemente un educatore che per professione spende il suo tempo di lavoro tra i ragazzi. Più che il suo impiego essi sono la sua passione. Ama loro più ancora che la visione della vita di cui si sente portatore. Pagherebbe per stare e lavorare con loro.
La carità pastorale
Egli è mosso dunque dalla carità pastorale che lo rende sensibile e attento ad ogni situazione dove è in gioco la crescita dei ragazzi e li aiuta a discernere nei momenti cruciali di maturazione. Questa carità lo rende capace di donare tutto per incrociare la loro vita.
Come Don Bosco sa essere creativo e spingersi là dove essi sono, sia da un punto di vista geografico, che spirituale.
L’animatore salesiano non domanda a nessun ragazzo la carta d’identità: «basta che siate giovani …». Guarda tutti con simpatia e con il segreto desiderio di essere mediazione della Parola e della Speranza di Dio.
La prassi pedagogica
Egli traduce l’amore per i ragazzi in una prassi pedagogica, il Sistema Preventivo, capace di svegliare le risorse interiori di ogni ragazzo, specialmente del più povero di comunicazione e di esperienze di crescita.
Le manifestazioni di questo amore sono in primo luogo la capacità di incontro che aiuta a risolvere le diverse situazioni, attraverso la costruzione di rapporti di fiducia. La memoria degli incontri-dialoghi di Don Bosco e di Madre Mazzarello con i primi ragazzi, gli insegnano a diventare uno specialista del primo approccio o aggancio, nel quale crea simpatia e suscita aspettative. Si manifesta anche nell’accoglienza del ragazzo là dove si trova nel proprio cammino di crescita umana e spirituale, di quello che porta con sé e, soprattutto, del suo misterioso destino. Questa accoglienza porta a subordinare tutto al valore della persona.
L’unità della vita
La carità pastorale, tradotta in prassi pedagogica su misura del ragazzo, è la sua via di santificazione. L’animatore salesiano crede che per farsi santo, come Don Bosco e Madre Mazzarello, ci sia la strada dell’operare, facendo bene ciò che giova alla salvezza dei ragazzi e dei giovani. Perciò la verifica della sua maturità spirituale è, prima di tutto, la fedeltà alla propria missione e al proprio dovere. La sua spiritualità ha alcuni tratti caratteristici:
sono la condizione essenziale per l’animazione. Non serve essere perfetti, ma essere in cammino. La Scuola Animatori Locale è anche un’ottima possibilità per riprendere un cammino di fede tralasciato per un po’, oppure per approfondirlo. La via privilegiata per questo, sono i gruppi settimanali per fasce d’età, ai quali tutti possono partecipare. Ogni anno i singoli gruppi hanno un’esperienza estiva come tappa del cammino di fede.
IMPORTANTE
La partecipazione all’animazione non è automatica. Gli incontri sono animati da un’equipe che valuterà impegno, apprendimento, fedeltà agli incontri e agli spazi d’azione dei partecipanti.
A conclusione dei corsi ci sarà la consegna delle domande per la disponibilità alle attività estive.
SPAZI D’AZIONE
Gli spazi d’azione, sono impegni che si prendono nell’animazione in oratorio durante tutto l’anno. Queste sono le possibilità:
Doposcuola per le medie
Animazione del cortile
Cartoonia
Aiuto Catechista
Segreteria Oratorio (dalla 3ª sup. in poi)
Cinema (Bar o biglietteria dalla 3ª sup. in poi)
Aiuto allenatore PGS
Bar Oratorio (dalla 3ª sup. in poi)
Logistica SFA Locale (dalla 5ª sup.in poi)
Pranzo Caritas
Lo spazio d’azione deve essere concordato ogni anno personalmente con don Luca entro il 30 settembre.